Se nella blogosfera italiana la questione di se esista e cosa sia il web2.0 è ancora aperta, al Seoul Digital Forum, nel maggio scorso, Eric Schmidt, CEO di Google, era già pronto a definire cos’è il web3.0.
Il CEO di Google ha individuato come elemento base che ha permesso l’esistenza del web 2.0 in AJAX, l’insieme di tecnologie di programmazione e scripting (JavaScript, HTML, XML, ecc.), il cui uso diffuso permette a chiunque, anche senza conoscere i linguaggi di programmazione, di gestire siti web e blog con le funzionalità avanzate dalla base dell’interattività.
Il post-AJAX, invece, per Schmidt sarà più facile da implementare, sarà veloce, risolverà “un sacco di problemi” e girerà dappertutto. Con il web3.0 non saranno più necessari pc con processori potenti, grandi hard disk o sistemi operativi dotati di tantissime funzionalità, perchè le sue applicazioni “leggere” potranno girare su ogni tipo di dispositivo, lavoreranno su dati e informazioni disponibili nella nuvola semantica, useranno i tag, saranno personalizzabili con facilità. Le applicazioni web3.0, inoltre, sfrutteranno la “viralità” del web, diffondendosi nei social network senza appoggiarsi ad un server centrale.
venerdì 17 aprile 2009
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