venerdì 15 maggio 2009

Presunto falsamento della magnitudo delle scosse che hanno martoriato il territorio abruzzese. La scossa che nella notte del 6 aprile ha devastato l'Abruzzo, inizialmente data al 5.8 grado della scala Richter, è stata in realtà del 6.3, secondo quanto acclarato da istituti americani e giapponesi: dato debitamente artefatto, giacchè la normativa italiana ed europea prevede che fino al sesto grado della scala Richter i rimborsi per i danneggiamenti siano pari al 33%, mentre dopo il sesto grado devono obbligatoriamente essere del 100%. Qui il breve servizio di Rainews24 e un articolo dovizioso e molto interessante
L’AQUILA. La scossa di terremoto che la notte del 6 aprile ha devastato L’Aquila e dintorni è stata di magnitudo 6.3 della scala Ricther. Lo sostiene l’Istituto nazionale di Geofisica e vulcanologia sul suo sito internet e si accende il dibattito sull’entità dei finanziamenti per la ricostruzione.
Intanto gli ingegneri aquilani respingono l’accusa di aver costruito una “città di cartone”. Per il capoluogo d’Abruzzo finora si è parlato di magnitudo (Ml) 5.8, che però è relativa alla registrazione di un sismografo standard a corto periodo; la magnitudo momento (Mw) 6.3 registrata dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, invece, viene elaborata attraverso un trattamento più rigoroso che tiene conto di tutte le frequenze registrate dai sismografi della rete sismica nazionale.
È pertanto da ritenersi un dato scientificamente più corretto in quanto proveniente da più valori verificati. Gli stessi sismologi americani e giapponesi hanno rilevato una superiore magnitudo del sisma.
L’ingegner Maurizio Floris , dichiara che «i dati sull’entità del sisma sono stati cambiati, penso volutamente e con raziocinio, per evitare il risarcimento del 100% che sarebbe stato dovuto in caso di sisma maggiore di 6 gradi Richter. I dati di accelerazione al suolo sono stati impressionanti e completamente al di sopra della nuova normativa antismica del 2003. Le accelerazioni al suolo sono risultate 2, 3 e persino 4 volte superiori a quelle previste da suddetta normativa. É stato un terremoto squassante per la potenza, per l’epicentro posto a 500 metri in linea d’aria dal centro storico, per la profondità risibile di 5 km. Per chi lo ha vissuto è stata la fine del mondo, non un terremoto qualsiasi».
Floris aggiunge che «i danni maggiori sono stati riscontrati su due classi di edifici: le strutture in muratura che non hanno subìto ristrutturazioni statiche e quindi assolutamente gracili e gli edifici degli anni 60-70 costruiti prima della normativa antisismica. In quel periodo i tondini di acciaio liscio e il calcestruzzo con miscelazione manuale in betoniera sul cantiere erano la norma e quindi oggi non può gridarsi allo scandalo. La denigrazione dei professionisti aquilani e la castrazione dei dati sismici deve interrompersi».
Il presidente della Regione, Gianni Chiodi , ha escluso che una diversa classificazione del terremoto possa determinare finanziamenti maggiori. Si è innescato, però, un meccanismo di dubbi e sospetti che rischia di scatenare un putiferio. Gli aquilani chiedono chiarezza.
Domenico Ranieri (Il Centro)

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